Patrizio Fariselli (2018) - Warner Music Italy
1. Der Golem - Patrizio Fariselli (5’15”)
2. Danza del Labirinto - Traditional, arranged by P. Fariselli (6’04”)
3. Iqbal - Patrizio Fariselli (5’41”)
4. Lamento di Tecmessa - Traditional, arranged by P. Fariselli (5’38”)
5. 100 Ghosts - Patrizio Fariselli (4’13”)
6. Aria - Traditional, arranged by P. Fariselli (4’52”)
7. Paidushka - Traditional, arranged by P. Fariselli (3’35”)
8. Parafrasi (Giant steps) - John Coltrane (2’43”)
9. Song from Ugarit - Traditional, arranged by P. Fariselli ( 6’40”)
10. Young & Fine - Josef Zawinul (7’26”)
Note all'ascolto di 100 GHOSTS
Il gigante d’argilla cammina lentamente, accompagnato dalla solennità del pianoforte, in un mondo distopico, cupo e gravido di presentimenti, per poi liberarsi in un ritmo devastante, tecnologico, sfregiato dall’urlo dei sintetizzatori che gridano rabbia e disperazione, ma anche potenza e forza creativa.
Una canzone tradizionale greca che cela, nella sua lenta scansione ritmica in cinque quarti, il residuo fossile di un’antichissima danza antecedente il tempo mitico di Teseo e del Minotauro nel labirinto di Cnossos.
Collegata ai riti orgiastici della fertilità, questa danza richiama, nelle sue convoluzioni spiraliformi, la divinazione che si praticava scrutando i visceri degli animali.
Iqbal Masih fu il bambino pakistano che a dodici anni osò ribellarsi al racket dello sfruttamento minorile nella produzione dei tappeti, pagando con la vita il suo coraggio. Questo pezzo sviluppa alcuni temi del film a cartoni animati Iqbal, bambini senza paura, di Michel Fuzellier, di cui ho realizzato la colonna sonora nel 2015.
Cantato in greco antico da Grazia Di Michele e composto nel primo secolo da un autore anonimo, il testo del Lamento si rifà alla tragedia “Aiace” di Sofocle. Tecmessa è la schiava che, nonostante le violenze subite da Aiace Telamonio, sanguinario re di Salamina, si innamora di lui e quando egli, in preda alla pazzia, si suicida dopo aver sterminato i buoi dell’accampamento acheo, convinto di uccidere i suoi stessi compagni, lo piange e si dispera.
La marcia dei cento spettri.
Un pezzo originale, che gioca con sonorità marcatamente rock e che esprime un senso di urgenza e mobilitazione.
Due brani provenienti dall’antica Tracia.
La prima melodia, per gaida, molto toccante ed evocativa, probabilmente viene ancora suonata da qualche pastore bulgaro.
La seconda è una danza dalla cadenza ritmica “zoppa”, che indica chiare origini sciamaniche e richiama il parossismo di arcaici riti dionisiaci celebrati al suono frenetico di flauto e tamburo.
In questo arrangiamento dell’iconico brano di John Coltrane ho voluto esasperarne le componenti geometriche e tutta la numerologia legata al numero tre.
Young&Fine di Josef Zawinul è un omaggio a un altro grande maestro, cui sono molto affezionato.
Si tratta della più antica melodia a noi pervenuta in forma scritta, vergata in caratteri cuneiformi su una tavoletta d’argilla 3500 anni fa e ritrovata tra le rovine di Ugarit, nell’odierna Siria.
Un pezzo cantato in una lingua semitica pre-fenicia da Claudia Tellini.
AREA OPEN PROJECT
Patrizio Fariselli: piano and keyboards
Claudia Tellini: vocals in "Iqbal", "Danza del Labirinto", "100 Ghosts" and "Song from Ugarit".
Grazia Di Michele: vocals in "Lamento di Tecmessa"
Walter Paoli: drums and percussions in "Danza del Labirinto", "Lamento di Tecmessa", "100 Ghosts", "Paidushka" and "Song from Ugarit".
Marco Micheli: bass in "Danza del Labirinto", "Lamento di Tecmessa" and "100 Ghosts".
Giovanni Giorgi: drums and live electronics in "Parafrasi (Giant Steps)" e "Young&Fine".
Federico Chiari: additional electronics in "Der Golem".
Recorded, mixed and mastered by Andrea and Diego Pettinelli at ZdB's Studios (Latina) Art direction: Cleo Fariselli
Photos: Edoardo Pasero
Graphic design: Panaro Design
Frame drum made by Gerardo Masciandaro
(IT)
Nella tradizione giapponese Hyakki Yagyō (la marcia dei 100 spettri) è la notte in cui fantasmi ed esseri misteriosi camminano in folta schiera per le strade, ubriacandosi di sake e facendo scherzi, talvolta mortali, agli incauti che vi si dovessero imbattere.
Allo stesso modo la musica è incorporea e, talvolta, altrettanto pericolosa. Si manifesta impalpabile attraverso il suono, e prende corpo nel provocare reazioni in chi l’ascolta.
Tramandata come un soffio attraverso la memoria e la pratica, la musica è in grado di viaggiare nel tempo, addirittura per decine di millenni. La notazione musicale ha solo pochi secoli e melodie come quella rinvenuta su una tavoletta d’argilla tra le rovine di Ugarit sono un’eccezione. Possiamo riesumarne lo scheletro (le note) e le parole, ma non il suono. Tanto vale allora reinventarne radicalmente le forme, per farla tornare a cantare non come reliquia, ma come voce, nel presente; come pure il Lamento di Tecmessa, una hit nella Roma del primo secolo. Uno spettro, forse, che reclama un corpo, e potrà trovarlo, almeno per qualche minuto, in chi vorrà farsi coinvolgere.
In "100 Ghosts" Fariselli esplora territori inauditi, e lo fa con la sapienza quasi sciamanica di chi per decenni, con gli Area, ha studiato e praticato musiche provenienti da tutto il mondo, con particolare attenzione alle musiche “perdute”. E’ dunque il tocco dell’artista, e non quello del ricercatore-filologo, che le fa rivivere, producendo nuove emozioni preziose in un’epoca che vede il mercato sempre più invasivo spingere verso una preoccupante omologazione del gusto musicale.
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(EN)
In Japanese tradition, Hyakki Yagyō (the march of the hundred ghosts) is the night on which mysterious beings walk in dense groups along the roads, getting drunk on sake and playing tricks, sometimes mortal tricks, on the incautious people that should happen to run into them. The music is also incorporeal and, at times, just as dangerous; it manifests as impalpable sound and takes shape by provoking reactions in those that listen to it.
The labyrinth arose in an intangible way too. In archaic Crete, dances were performed along invisible bedrocks inspired by the twists and turns of animal innards scrutinized in divination. On these ancient paths in uneven metre was built the arrangement of the Danza Tsakonikos, The Labyrinth Dance.
I drew two melodies from the abysses of the oral tradition of the ancient Tracia. Paidushka, a ‘limp’ dance of shamanic origin whereby the obsessive asymmetrical pulsation recalls the faltering gait of the druids, and Aria, still to this day played by wandering shepherds and musicians of the Balkan area.
Handed down like a breath through memory and practice, music is able to travel through time, even by tens of thousands of years. Musical notation is only a few centuries old and melodies like the one found on a clay tablet among the ruins of Ugarit are an exception. We can exhume the skeleton (the notes) and the words, but not the sound. Therefore we may as well radically reinvent the styles so as to have it be sung again, not as a relic but as a voice in the present, as was with Lamento di Tecmessa, a hit in first century Rome. A ghost can, perhaps, claim a body, finding it for at least a few minutes in somebody who is willing to get involved.
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